Si fa chiamare Kurtz, è un
giovane e ricchissimo orfano che si ispira al personaggio di Marlon Brando in
Apocalypse Now, quella maschera enigmatica che già fu nel cuore di tenebra conradiano. Una sera – dopo lunghe meditazioni - decide di radunare nella sua villa tutti gli amici per proporre loro la stesura di un libro collettivo. Cento capitoli, scritti da altrettanti voci, per
escogitare un modo che annienti lo strapotere di Silvio Berlusconi, reo di aver portato in Italia la decadenza dei costumi, il consumismo volgare delle pubblicità, simbolo di un paese ormai alla deriva. Dopo aver rimediato solo pacche sulle spalle e risatine, decide di
persistere solitario nel suo progetto. Fino a portarlo a una drastica decisione:
uccidere il Presidente del Consiglio.
Si assiste con pathos e cinica ironia a un
esperimento anomalo nel panorama culturale italiano, un esperimento privo di sbavature e retoriche, un film che
non cerca né odio, né vendetta. Grazie a una regia che cela per incanto l’inesperienza del giovane
Berardo Carboni - autore del libro prima, e della sceneggiatura poi - si può persino essere testimoni di un’ora e mezza di buon cinema:
un intrigo fantapolitico che merita applausi.
Delizioso il cammeo di Remo Remotti nei panni di un tassista, gustosissimo quello di
Alessandro Haber nelle vesti inedite di un filippino. Bravissimi e credibili gli attori, aiutati - poco - dai filmati d’archivio che ripercorrono i dieci anni della discesa in campo.